Dallo spazio con misurazione: in orbita il satellite che spia i terremoti

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Lanciato con successo questa mattina alle ore 8,51 (orario italiano) il satellite cinese Cses (China Seismo-Electromagnetic Satellite)  Zhangheng 1 che, grazie anche a delle strumentazioni italiane installate a bordo, cercherà di individuare le variazioni che avvengono nella regione superiore dell’atmosfera (ionosfera)  che accompagnano un terremoto. Si ritiene siano emissioni di onde elettromagnetiche a bassissima frequenza emanate dalla crosta terrestre.

Lo strumento che permetterà di captare tali emissioni è l’Hepd (High Energic Particle Detector), il rivelatore di particelle italiano che consentirà di studiare l’esistenza di possibili correlazioni, temporali e spaziali, tra il verificarsi di eventi sismici e l’osservazione sia di perturbazioni iono-magnetosferiche che di precipitazione anomala di particelle dalle zone interne delle fasce di Van Allen che circondano la Terra.

Raffigurazione grafica delle fasce di Val Hallen

L’obiettivo è individuare e sviluppare nuove tecniche per il monitoraggio sismico dallo spazio.                                                                                                                          Il satellite, partito dalla base spaziale cinese di Jiuquan, situata nel deserto del Gobi nella Mongolia Interna, ha viaggiato a bordo del vettore “Lunga Marcia 2D”, avrebbe dovuto essere messo in orbita lo scorso settembre poi a causa di problemi tecnici il lancio è stato rimandato di qualche mese.

La base spaziale di Jiuquan, situata nel deserto del Gobi nella Mongolia Interna

Zhangheng 1 inizierà a raccogliere i dati nei prossimi mesi, non appena completata la fase di calibrazione degli strumenti, in tutto nove (tra cui quello italiano).                                Alla realizzazione del progetto ha partecipato massicciamente l’Italia con il progetto “Limadou”, così chiamato in onore di Matteo Ricci, missionario ed esploratore della Cina nel XVI secolo il cui nome in lingua mandarina era appunto Lì Mǎdòu, mediante l’Asi (Agenzia Spaziale Italiana), l’ INFN (Istituto Nazionale di Fisica Nucleare), tramite le Sezioni di Bologna, Perugia, Roma Tor Vergata, Napoli, il Centro TIFPA  (Trento Institute for Fundamental Physics and Applications) ed i Laboratori Nazionali di Frascati, le Università di Bologna, Roma Tor Vergata, Trento ed Uninettuno; attraverso l’istituto IAPS (Istituto di Astrofisica e Planetologia Spaziali) che è una branca dell’ INAF (Istituto Nazionale di Astrofisica);  ed il CNR (Consiglio Nazionale di Ricerca) tramite l’IFAC (Istituto di Fisica Applicata “Nello Carrara”), che ha portato appunto alla realizzazione dell’Hepd.

Spaccato grafico dell’Hepd

Un team di eccellenze italiane unite in una missione fortemente interdisciplinare che hanno contribuito in maniera decisiva alla realizzazione di tale programma che in caso di successo potrebbe individuare con una certa approssimazione data e luogo, eventi sismici ed eruzioni vulcaniche, dando così la possibilità di salvare numerose vite umane.                                E che l’operazione sia stata  anche di grossa rilevanza politica, lo testimoniano le dichiarazioni del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e di Xi Jinping, Segretario generale del Partito Comunista Cinese: “Il lancio di oggi realizza la prima grande missione spaziale frutto della cooperazione Cina e Italia, un fatto molto importante” hanno sottolineato entrambi.

Entusiasti anche i responsabili degli enti che hanno dato vita e realizzato Limadou, da Roberto Battiston presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana, a Simona Zoffoli, PM ASI del programma, e ancora di Bruno Quarta, direttore generale dell’INFN e tutti, tra scienziati, tecnici, collaboratori e, responsabili alla comunicazione per il successo e per l’inizio di una nuova era, quella spaziale nella collaborazione tra Italia e Cina.

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