Rifiuti radioattivi: Per la Commissione Via/Vas sarda meglio averli sparsi sul territorio

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Secondo la commissione tecnica Via/Vas (Valutazione impatto ambientale e  Valutazione  ambientale strategica) della Sardegna, non dovrebbe essere mai realizzato un sito unico per lo stoccaggio di scorie nucleari prodotte dall’Italia.                                                      Il parere è contenuto in una relazione pubblicata lo scorso 12 dicembre 2017, redatta nell’ambito delle procedure di valutazione ambientale strategica collegate al programma nazionale per la gestione del combustibile esaurito e dei rifiuti radioattivi.

Immagine simbolo di abbandono di rifiuti pericolosi

La commissione in un dossier di 183 pagine ha più volte ribadito che “la soluzione del deposito unico in un’area da individuare a livello nazionale non sembra possa essere considerata la più razionale” e inoltre “la totale contrarietà all’individuazione della Sardegna quale sito per l’ubicazione del deposito nazionale per le ragioni ambientali, naturalistiche, economiche, sociali, costituzionali e statutarie”.                                                            Tale parere è stato sottoposto all’attenzione del ministero dell’Ambiente – e all’autorità “procedente” – il Mise – che stanno definendo la Carta e il Progetto preliminare per individuare il deposito unico per le scorie nucleari in Italia. Come era prevedibile in Sardegna l’ipotesi della realizzazione di tale opera ha causato numerose polemiche e scontri politici. In Italia ci sono centinaia di impianti a rischio che non  suscitano particolare interesse politico e mediatico, quando si tratta di smaltimento rifiuti però, di ogni genere, stranamente nascono polemiche, mobilitazioni di associazioni, di cittadini etc. Non viene posta in essere dal governo né dalle istituzioni locali, spesso impegnate a compiacere l’isterismo mediatico di comitati sorti ad hoc, un’informazione corretta e razionale che istruisca i cittadini sulle necessità di realizzare determinate strutture. Razionalmente la Sardegna non sembra la regione più indicata a ospitare questo tipo di opere in quanto i rifiuti radioattivi dovrebbero affrontare un percorso marittimo con tutti i rischi annessi e connessi ma, non è nemmeno logico pensare di tenere sparsi sul territorio nazionale rifiuti radioattivi di ogni genere, da quelli delle ex centrali atomiche a quelli ospedalieri, altamente pericolosi e senza alcuna forma di controllo.

Spesso istituzioni locali, con grande senso di irresponsabilità, fanno passare il messaggio mediatico che la realizzazione di tali impianti sia nocivo o che possa comportare chissà quali rischi. Rischi che invece sono reali, lasciando i rifiuti radioattivi alla rinfusa sul territorio o in siti inidonei, che potrebbero contaminare il territorio e le falde acquifere circostanti con incalcolabili danni all’ecosistema e alla salute umana. Sarebbe la cosa più logica, sensata, razionale, creare una struttura ove contenerli. Struttura che dovrebbe essere schermata, isolata dal terreno, sorvegliata etc. Invece come al solito prevalgono egoismi campanilistici e interessi politici di bassa lega che creano allarmismi spesso ingiustificati. Finirà che saranno spedite in qualche Paese del 3° mondo o anche industrializzato così come avviene per i rifiuti della Campania che vengono smaltiti in Olanda con enorme aggravio per la spesa pubblica.

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