Animali vaganti, una piaga che affligge il Belpaese

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Animali vaganti sul territorio, spesso se ne parla e molti li avranno visti con i loro occhi ma come definire questo fenomeno? Per “animale vagante” intendiamo un animale che, pur avendo un detentore, vaghi alla ricerca di cibo o di un rifugio. Sovente questi sono cani o gatti, che alimentano il fenomeno del randagismo. Perfino gli animali selvatici possono essere considerati vaganti se ci riferiamo ad animali raramente avvistati in habitat urbani, quali cinghiali, volpi e gabbiani.

Cinghiali a spasso nella periferia della capitale d’Italia

La questione diviene complicata quando qualsiasi cittadino raccolga i soggetti animali su suolo pubblico dopo essersi accertato che nel territorio circostante non ci sia proprietario. Molti di noi istintivamente portano l’animale dal veterinario per verificare se è identificabile, altri invece contattano la polizia municipale per assicurare una sicurezza pubblica e o sanitaria.                                                                                                                    Sul territorio nazionale da diverso tempo questa problematica dilagante è stata affrontata dalla Legge 281/91 ma la sua applicazione incontra di fatto le normative specifiche di ogni regione. Il regolare l’abbandono degli animali ha richiesto l’adozione di pene severe, anche per arginare il fantasma del randagismo nel Sud Italia, mentre la legge 281/91 confida soprattutto nel senso civico di ogni cittadino. Infatti è premura essenziale di ogni proprietario che non lasci il proprio animale domestico (da compagnia o da reddito) senza sorveglianza al di fuori della proprietà dove è stato registrato.

Ogni italiano detentore di cane ha obbligo e responsabilità di registrare il suo fedele compagno presso l’anagrafe regionale. Quest’obbligo introdotto dalla Legge era già previsto in alcune regioni fin dal 1985, quindi nel 2018 nessun cittadino ha attenuanti. Se in precedenza l’identificazione avveniva dai medici veterinari con tatuaggio, ora il microchip è norma diffusa in tutte le strutture veterinarie pubbliche del territorio nazionale, dopo pagamento di un bollettino postale.                                                                          Questo iter, stimolato tramite canali d’informazione da molti sindaci oltre che dai servizi veterinari delle Ausl, è la prima arma per prevenire cani vaganti e gatti (esiste, infatti, l’anagrafe nazionale felina). Il mancato riconoscimento dell’animale domestico, attraverso la decifrazione del codice nel database fornito dal lettore del microchip, predispone l’accoglienza in apposite strutture comunali.                                                        Torneremo presto a parlare di Canili e Rifugi nella speranza che nessuna creatura debba nel frattempo andarci ad abitare.

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