Strage di Sciacca, divampano le polemiche, intervengono politici e associazioni

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Il comune agrigentino nell’occhio del ciclone per gli avvelenamenti di animali. Il sindaco denunciato e minacciato, associazioni sul piede di guerra e politici in campo. nella cittadina arriva persino una delegata del ministero della salute

 

Il massacro dei cani a Sciacca in provincia di Agrigento, sta sollevando polemiche e indignazioni sia nel mondo politico che in quello associativo.                                              Il numero di vittime a 4 zampe è salito da 15 a 40, con scene strazianti di cuccioli morti vicino alle madri.                                                                                                            E mentre il sindaco Francesca Valenti è stata oggetto di minacce su Facebook, è sceso in campo persino il presidente dell’assemblea siciliana Gianfranco Miccichè che si è detto intenzionato a istituire una commissione parlamentare che studi il fenomeno del randagismo, mentre l’ex ministro Michela Vittoria Brambilla afferma  che “Se davvero si vogliono impostare misure immediate e risolutive contro il randagismo dilagante in Sicilia, è indispensabile richiamare alle proprie responsabilità i soggetti cui le leggi vigenti affidano compiti evidentemente disattesi: i prefetti, i sindaci, le aziende sanitarie (Asp), l’uso del veleno per risolvere, con un macabro e inaccettabile fai-da-te l’emergenza randagismo, è purtroppo cosa di tutti i giorni, in Sicilia e in altre regioni del Paese”.                                “Ma le dimensioni del massacro – continua – dicono che in alcuni territori si è ormai passato ogni limite, sia per quanto riguarda le sofferenze inflitte ad animali, sia per il pericolo di sicurezza e sanitario per le persone, sia per l’immagine di un territorio dove quest’anno tornerà anche il Giro d’Italia, passando proprio per Sciacca”.

Carcasse di cani a bordo strada nel comune di Sciacca

 Nel frattempo l’associazione animalista Leidaa (Lega italiana per la Difesa degli Animali e dell’Ambiente), presieduta dalla stessa Brambilla, ha denunciato Francesca Valenti,sindaco di Sciacca, per violazione della legge 281/91 in quanto “primo responsabile per il benessere dei randagi”. Stesso trattamento anche dal presidente dell’associazione Aidaa, Lorenzo Croce. FareAmbiente invece, per bocca del suo presidente nazionale Vincenzo Pepe, si è detta “profondamente turbata e amareggiata per il turpe episodio di Sciacca, che oltre a provocare la morte in modo atroce a decine di simpatiche bestiole, ha anche gettato un’ombra di discredito sull’intera città di Sciacca balzata così tristemente agli onori della cronaca nazionale”.                                                                                                      “Ci adopereremo su due fronti – continua Pepe – di far luce sull’inaccettabile episodio e di cercare di risolvere il problema randagismo in Sicilia, magari con massicce sterilizzazioni di randagi, non appena sarà insediato il nuovo parlamento poi, non escludiamo di coinvolgere politici a noi vicini in tal senso. Le nostre guardie ecozoofile stanno collaborando fattivamente con le forze dell’ordine per cercare di risalire ai responsabili”.                           Anche i volontari dell’Enpa (ente nazionale protezione animali), sono giunti da Catania e dalla stessa provincia di Agrigento.     

 

Il sindaco di Sciacca Francesca Valenti

Nel pomeriggio di oggi, domenica 18 febbraio,  il sindaco e l’assessore all’ecologia Paolo Mandracchia, hanno incontrato in municipio la delegata per i rapporti istituzionali del ministero della Salute, Valeria Grasso, per discutere della strage canina e per affrontare il fenomeno del randagismo. Grasso ha espresso anche la propria solidarietà al sindaco per le minacce ricevute (le è stata augurata la morte, al pari di quella patita dai cani randagi avvelenati). Intanto l’Azienda sanitaria provinciale e la Polizia municipale hanno inviato al sindaco una prima relazione sugli avvelenamenti avvenuti in contrada Muciare ove l’area è stata posta sotto sequestro dai Carabinieri. Ammonterebbe a circa 270 mila euro, secondo i gli esponenti della giunta, la cifra annualmente stanziata dal comune per la cattura e la custodia in strutture private di animali pericolosi.

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